Siamo abituati a pensare che l’AI ci aiuti a velocizzare la vita, i processi, i pensieri, il lavoro. Eppure c’è una branca dell’intelligenza artificiale dedicata proprio a rallentarla, la nostra vita.
Un paradosso? Sicuramente. Ma anche la consapevolezza che abbiamo bisogno di ritrovare la lentezza delle nostre passioni. Nonostante l’AI, ma anche grazie all’AI che “ci permetterà anche di ritrovare il tempo perduto” afferma Sam Altam durante la conferenza fatta insieme a Jack Kornfield, uno dei più popolari insegnati di meditazione. In questa occasione è stata presentato Roshibot, il nuovo Chatgpt addestrato sulla base degli insegnamenti del maestro zen Suzuki Roshi, che ci insegna a meditare. Ma anche a coltivare ed elevare passioni che richiedono tempo e pazienza come il birdwatching. Sviluppato dalla Swarovski Optik, è stato lanciato il primo binocolo al mondo supportato dall'intelligenza artificiale che consente all'utente di identificare migliaia di animali selvatici in tempo reale catturando foto e video, condividendo coordinate GPS, collegandosi allo smartphone con Bluetooth.
Dalla meditazione al birdwatching… l’AI ci potrà davvero aiutare a riconnetterci con un ritmo di vita più lento? In fondo è da sempre che la tecnologia si porta dietro anche tutti i paradossi umani.
Mentre cerchiamo di affrontare la crisi climatica, ci stiamo aprendo a nuovi scenari che potrebbero cambiare drasticamente, ma non per forza in peggio, il nostro modo di vivere.
Un esempio: in risposta al veloce aumento del livello del mare e al rischio inondazioni, invece di costruire dighe per cercare di arginare l’acqua, o di elevare le case su palafitte, alcuni architetti e designer stanno progettando un futuro in cui viviamo con l’acqua e sull’acqua.
Si chiama Floating Architecture e prevede proposte avveniristiche per intere città galleggianti “resilienti al clima” (tra cui un ambizioso insediamento oceanico in Corea del Sud e uno abbastanza grande da ospitare 20.000 persone alle Maldive) ma anche progetti già esistenti, da Lagos a Rotterdam, che mostrano più concretamente come potrebbe apparire la nostra vita sull’acqua.
“Water Cities Rotterdam” è la mostra che presenta il lavoro di NLÉ, uno studio di architettura che ha ricercato e testato l’architettura galleggiante in tutto il mondo. Non si tratta di barche convertite in case come le tradizionali House Boats di Amsterdam, ma di vere e proprie case galleggianti, con tanto di tetto, finestre, terrazzo e balconi.
Modelle e influencer, ma anche cantanti, attrici e artiste. Sono sempre di più le celebrity che al culmine del loro successo lanciano la propria linea cosmetica, trasformandosi in imprenditrici di bellezza. Selena Gomez, Rihanna, Lady Gaga, Kim Kardashian, Gwyneth Paltrow, Michelle Hunziker, ma anche star maschili come Brad Pitt, Harry Style o il rapper Machine Gun Kelly.
Ma oggi i testimonial di loro stessi hanno iniziato ad approdare anche dal mondo dell’arte. È il celebre caso di Marina Abramović che a 77 anni si lancia nel beauty firmando la sua esclusiva linea beauty. The Abramović Longevity Method promuove un approccio olistico all’invecchiamento con ingredienti naturali che promettono equilibrio, salute e bellezza autentica. Perché per conquistare un pubblico sempre più informato, reattivo e consapevole non basta la popolarità del personaggio. Occorre una solida strategia di marketing che non può prescindere da tematiche di rilievo come la body positivity, l’accettazione della diversità, l’amore verso se stessi e soprattutto l’attenzione all’ambiente. Michelle Nolte, creative director dell’agenzia di trend Beauty Streams, dichiara:
“A spingere la metamorfosi dei personaggi famosi in brand del beauty, c’è la consapevolezza che il legame consumatore-celebrity necessita di essere sempre più forte e valoriale. Creando delle linee cosmetiche che rappresentano i loro valori e la loro identità, le celebrity sono in grado di stabilire relazioni più strette con i loro fan e trasformarli in consumatori”.
In UK 1 persona su 7 proveniente da minoranze etniche subisce episodi di discriminazione nel mondo della comunicazione. Un dato inaspettato che arriva del censimento All in della Advertising Association.
MEFA (Marketing Ethnic Faculty Association) è un'organizzazione associativa dedicata a dare più visibilità e riconoscimento alle minoranze etniche che lavorano nei media e nella pubblicità. Il gruppo è stato fondato da diversi leader del marketing e della comunicazione che cercano di colmare il divario di rappresentanza in un settore che, come trendsetter, deve poter divulgare, premiare e valorizzare l’operato di tutte le etnie del mondo.
Nata nel 2008 nel Regno Unito, MEFA ha lo scopo di rappresentare i talenti delle minoranze etniche aiutandoli a prosperare nel settore dei media e della pubblicità attraverso eventi, forum e awards. Un’iniziativa sociale, che come spesso accade, ha un’ambizione win-win. Aumentare la diversità etnica nei media e nella pubblicità vuol dire anche arricchire il settore di creatività, innovazione e potenzialità.