5 min di lettura
The Brand Dispatch

Novembre 2024

Tesco. Quando il logo non serve.

Se le regole base del marketing impongono di non alterare mai il logo di un marchio consolidato, Tesco riscrive le regole.  Nella sua nuova campagna OOH “Icons” il logo si auto elimina per lasciare spazio all’ortofrutta e ai prodotti freschi.


Unico tratto inconfondibile, i cinque chevron blu che confermano senza alcun dubbio l’identità del retailer numero uno del Regno Unito. Una campagna provocatoria che regala ai passanti un rebus giocoso da risolvere, lasciando che sia davvero il cibo a parlare. La verità è che questa idea risulta più logocentrica che mai. Tesco negli anni ha lavorato talmente bene sulla sua notorietà di marca che oggi non ha più bisogno di firmare per farsi riconoscere.


Il logo Tesco è passato dalla carta alla mente dei consumatori con la disinvoltura di chi se lo può permettere “Devi avere lo status di icona per poter giocare con il tuo logo con tale sicurezza” afferma il direttore creativo dell’agenzia BBH.

De.Coded. Atlante Umano della Silicon Valley

Combinando arte visiva, tecnologia e genealogia, De.Coded è un Atlante  del Capitale Umano della Silicon Valley. Il risultato è un vivido arazzo che racconta la storia di una comunità illuminata quanto eterogenea, nata agli inizi del XX secolo dalla capacità di Terman, padre della Silicon Valley, di incoraggiare i laureati di Stanford a restare nella zona e a fondare aziende proprie anziché cercare lavoro nelle città più consolidate. Questo approccio diede il via a una cultura di innovazione e imprenditorialità senza precedenti.


Ma come è fatto il cuore umano che batte dietro all’innovazione dell’ecosistema più intelligente dell’universo?


De.Coded è un'iniziativa di ricerca innovativa che esplora e mette in luce il capitale umano alla base dell’ecosistema della Silicon Valley. Anche nella valle dei cervelloni ci è voluto un rigoroso processo di nomina durato più di un anno per identificare i 101 individui che hanno dato il maggiore contributo alla crescita di questo modello virtuoso.


Guidato dall'artista britannico Marcus Lyon, questo progetto cattura la diversità e la profondità dell'impatto umano nella zona, mostrando persone di vari settori—come attivisti, scienziati, funzionari pubblici e artisti—che svolgono ruoli chiave nel tessuto sociale e culturale della comunità. Il progetto, oggi disponibile sotto forma di libro e di app, diventerà presto una mostra multimediale che include ritratti fotografici, storie audio e una mappatura del DNA ancestrale.

Taikoo Li. Il primo santuario digitale.

Ispirandosi al Tempio Daci, al centro delle storiche stradine cinesi di Taikoo Li, gli sviluppatori di Design Bridge hanno progettato una piattaforma digitale, The Temple, che consente agli utenti di immergersi nell’arte, nella cultura e nella contemplazione, trasformando il proprio monitor in un luogo di culto.


The Temple è suddiviso in tre stanze: The House of Light, The Blossom Garden e The Infinity Tower. Ciascuna di queste stanze trae ispirazione dai rituali praticati nel Tempio Daci: osservare il movimento della luce e delle ombre per scoprirne significati nascosti, liberare una carpa koi o ascoltare le melodie delle campane tibetane interattive accompagnate dalla meditazione sull’acqua. Su questa piattaforma è tutto possibile.


Con The Temple, Design Bridge ha cercato non solo di preservare l’interesse culturale per Taikoo Li, ma anche rendere globalmente accessibile uno spazio dove espressione artistica e spiritualità siano facilmente accessibili. Se l’esperimento sia riuscito o meno resta una risposta molto soggettiva. D’altronde la spiritualità buddista si fonda su una serie di principi e pratiche che mirano a sviluppare una profonda consapevolezza. E la consapevolezza, si sa, non è un’esperienza né oggettiva né misurabile.

Nike Exhibition. Mettersi in mostra, ma perché?

Negli ultimi anni, marchi come Gucci, Hermes, Barbie, Hello Kitty sono stati protagonisti di mostre in celebri musei di tutto il mondo. Per la prima volta in Germania anche Nike apre ufficialmente al pubblico la storia e gli archivi del brand. La mostra si chiama Form Follows Motion e sceglie il Vitra Design Museum per mettere in mostra la storia di Nike, dalle sue origini come Blue Ribbon Sports negli anni '60 fino a diventare un'icona globale nel settore dell'abbigliamento sportivo, con un focus particolare sulla connessione tra identità e design.


Sebbene alcuni marchi possano sembrare ospiti indesiderati in un contesto museale, è evidente che Nike riesce a trovare il proprio spazio in questo ambiente, ottenendo un largo apprezzamento e consenso del pubblico, anche in seguito all’elevata sensibilizzazione sul tema dello sport dopo i Mondiali e gli Europei.


“Credo sia importante distinguere tra musei di design e musei d'arte; se ci pensiamo, quasi tutto il design ha una relazione con le aziende,” afferma Adamson, curatore della mostra.


In questo senso, realizzare una mostra su Nike, spiegando i suoi processi di creatività e produzione, è perfettamente in linea con la missione del Vitra Design Museum. E lo è ancora di più anche con il posizionamento del brand. Just do it. Coniato nel 1988 dall’agenzia Wieden+Kennedy e ispirato alle parole pronunciate da un criminale condannato a morte prima di essere giustiziato, il claim di Nike non risulta mai fuori luogo.

Ottobre 2024
Articolo Precedente
Ottobre 2024
Ottobre 2024
light