La nuova campagna globale di LinkedIn racconta come puoi diventare qualsiasi cosa tu possa immaginare usando gli strumenti della piattaforma.
Ideata dall’agenzia di comunicazione Droga5, è la storia di una bambina nella lavanderia a gettoni dei suoi genitori, che si trasforma rapidamente in uno spazio magico in cui i vestiti assumono una vita propria. La protagonista prova abiti diversi, ognuno dei quali esplora il suo potenziale e rappresenta una diversa carriera possibile.
“Find jobs, find career advice, find community, find your In.” È il claim dello spot che in modo immaginifico, iperbolico ma non pretestuoso, rilancia il mondo del lavoro non come una sfida sempre più difficile, ma come un contenitore di sogni possibili.
Non si tratta di chi conosci in questo momento, ma di chi e cosa puoi incontrare per trasformare il tuo potenziale nella giusta occasione.
È stato definito “big quit” quel fenomeno post pandemico che ha registrato un’esponenziale crescita di lavoratori dimissionari.
In Italia nel 2022 sono state registrate oltre 2 milioni di dimissioni e il numero degli under 40 che ha deciso di licenziarsi è aumentato del 26%. Ma licenziarsi per fare cosa? Il fenomeno racconta un Paese alla ricerca di un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro.
Il posto fisso e la carriera a tutti i costi, ambizioni che per decenni hanno condizionato le scelte di intere generazioni, oggi non sono più un modello trainante né aspirazionale. Si preferisce immaginarsi a fare smart working in posti sempre più smart. Si preferisce pensare di avere un lavoro stagionale che permette di avere mesi di vacanza, in alcuni casi si preferisce anche avere più tempo e meno soldi per far quadrare le tre dimensioni del benessere lavorativo: psicologica, relazionale e fisica.
Tuttavia, l’80% di coloro che hanno lasciato il lavoro negli anni post pandemici ammette di rimpiangere il vecchio posto di lavoro, dando così il via a una nuova tendenza, quella del “grande rimpianto”. Tra le principali motivazioni, quella più citata dai lavoratori è rappresentata dalla difficoltà riscontrata nella ricerca di una nuova occupazione. Molti dei sogni sottotitolati “mollo tutto e cambio vita” sono finiti per arenarsi sul divano di casa, creando così una nuova consapevolezza. Una vita più appagante non coincide quasi mai con una vita più pigra.
Adyen, il gigante dei pagamenti online, ha annunciato che la prossima frontiera è quella di integrare sempre di più on/off line.
Secondo l’AD Peter Van Der Does, il futuro non è né online né offline: il futuro è onlife. La sua strategia si chiama unified commerce, commercio unificato: una sovrapposizione di fisico e virtuale in cui ci sarà sempre meno bisogno di distinguere i confini.
Oggi i negozi fisici stanno diventando sempre più dei service point di quelli online. Eppure eliminarli sarebbe un errore. È la presenza congiunta quella che funziona. Vai in negozio, ti provi un capo e se lo vuoi di una taglia o un colore che non c’è lo fai arrivare direttamente a casa dall’e-store. In questo modo ti sei risparmiato di ordinare 4 taglie e di fare 3 resi.
E per quel che riguarda il customer service? Può bastare l’utilizzo della AI per interagire con i clienti? Anche qui un servizio non deve escludere l’altro, commenta Van Der Does. “I chatbot sono usati nel customer service perché possono raccogliere tutte le informazioni rilevanti meglio degli esseri umani, ma per lavorare a un livello più sofisticato occorre l’interazione umana perché chi chiede a volte non è nemmeno consapevole di quello che vuole. E lì la presenza di un interlocutore in carne e ossa è fondamentale”.
L’agenzia David di San Paolo e Bogotà lanciano una campagna per il brand Corona che si chiama Coronaless e prevede la rimozione delle bottiglie di birra dagli annunci pubblicitari.
Perché Corona dovrebbe far scomparire le sue birre? Tutto si spiega nel video che accompagna la campagna, intitolato “We Returned the Bottle from this Ad, Return Yours”, in cui gli spettatori vedono la birra rimossa digitalmente dagli annunci stampati. I cinque annunci della campagna sono una celebrazione della natura e delle spiagge, scenari appartenenti al brand, e sono anche un promemoria creativo per ricordarci di mantenere pulito l’ambiente in cui viviamo.
Corona incoraggia i bevitori in Germania, Uruguay e Brasile a riciclare attraverso una campagna pubblicitaria che parla di un tema molto serio, quello della sostenibilità, in modo divertente e creativo. Forse anche i brand hanno capito che, invece di continuare a fare greenwashing, può essere più strategico fare “beerwashing” con più leggerezza, ironia e consapevolezza.